Le notizie circa le origini di Alessano sono alquanto confuse. La tradizione vede attribuire il merito della nascita del paese all’imperatore bizantino Alessio I Comneno. Qualche studioso, invece, sostiene che esistesse ancora prima. L’unica certezza è che Alessano cominciò ad avere un ruolo importante durante il periodo feudale con i Normanni.
Nel 1286, infatti, la città fu infeudata a Rodolfo d’Almeto, familiare e parente di Carlo II d’Angiò. Da Rodolfo passò poi al figlio Gerardo. Quando quest’ultimo morì, la figlia, la contessa Caterina d’Almeto, divenne Signora della Città. E nel 1936, sposandosi con Francesco Della Ratta, Caterina portò in dote il contado di Alessano.
Nel 1463, dopo un breve periodo di subordinazione al demanio regio, Alessano fu acquistata da Raimondo Del Balzo e ceduta, in seguito, al figlio Francesco. Alla famiglia Del Balzo seguirono i De Capua e i Gonzaga, quest’ultimi fecero di Alessano la signoria più prestigiosa del Salento meridionale. Ma quando il 2 agosto 1806 Giuseppe Bonaparte decretò l’estinzione della feudalità, la città passò sotto il controllo diretto dell’Università, vale a dire della amministrazione comunale.
Oggi, con oltre sei mila abitanti, la città è lontana cinquanta chilometri da Lecce e undici da Santa Maria di Leuca. Il suo centro storico custodisce ancora diverse costruzioni dell’epoca rinascimentale, tra le quali il Palazzo Romasi con il suo splendido stile ad archi e il Palazzo Ducale, nei pressi di Piazza Castello, la cui parte più antica risale alla seconda metà del quattrocento.
La chiesa principale di Alessano (ex Cattedrale) è quella dedicata alla “Trasfigurazione di Nostro Signore Gesù Cristo”. La sua costruzione fu iniziata nel 1763 e fu ultimata nel 1845. In essa si conserva una tela raffigurante “Tobia e l’Angelo”, un’opera di notevole considerazione attribuita a Paolo Finoglia. Nell’altare di San Trifone, Patrono di Alessano, è constatabile la presenza di una tela che raffigura la “Gloria di San Trifone”, dipinta dall’artista alessanese Oronzo Letizia (sec. XVIII). Ci sono pure altre chiesette sul piccolo territorio di Alessano: la chiesa di Sant’Antonio e quella del convento di San Francesco costruita nel 1627. Quella di Sant’Antonio è la chiesa più antica della città.
Seppure sia l’agricoltura a prevalere sull’intera economia cittadina, anche l’artigianato vanta un posto importante nella tradizione del paese. La cucina alessanese con i suoi prodotti riflette della genuinità e della semplicità. I farinacei rappresentano l’alimento essenziale: oltre al pane si consumano la “frisella” e la “puccia”. Le orecchiette di semola di grano duro condite con sugo a cacioricotta, carne di cavallo al sugo, “gnummareddhi”, “cozze cu la panna” (lumache), sono i piatti tipici della cucina alessanese. Una tradizione, dunque, quella di Alessano imperniata di cose semplici e povere, di colori tenui ma pregiati; e una tale realtà locale non poteva non donare a tutti la semplicità e la povertà di un grande figlio, Tonino Bello, oggi la vera ricchezza di Alessano.
«Grazie terra mia, piccola e povera, che mi hai fatto nascere povero come te, ma che proprio per questo mi hai dato la ricchezza incomparabile di capire i poveri e di potermi oggi disporre a servirli».
Testo liberamente tratto dal libro di Sergio Magarelli, Don Tonino Bello Servo di Cristo sul passo degli ultimi, Luce & Vita, Molfetta 1996.