In fase di sistemazione, ricomposizione, e aggiornamento.
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la città di Alessano
Antonio Bello nasce ad Alessano * in provincia di Lecce, il 18 Marzo 1935, alle ore 0,10 in via Scipione Sangiovanni 17. Da Maria Imperato e Tommaso Bello, consegnando all’anagrafe, e alla storia, il suo nome: Antonio Giuseppe Maria Bello.
* piccola città dell’estremo lembo di terra, della regione Puglia, il Salento.
Così egli stesso, quando già era Vescovo, descrive la sua gente:
«una gente che affondava le radici in remotissime civiltà italiche e greche, e che conservava sotto la scorza di una apparente diffidenza i tesori delle successive sedimentazioni, dalle cui cripte affioravano ogni tanto, come le monete messapiche dai sepolcreti del suo sottosuolo, istinti di forze primigenie e schegge di saggezze patriarcali. Una gente adusa al sacrificio e alla durezza della vita, i cui silenzi non andavano interpretati come rassegnazione alla forza del destino, né come allegorie di spinte regressive verso i grembi del quieto vivere, ma come atteggiamento interiore proprio di chi ha già superato certi stadi culturali su cui gli altri ancora si attardano, e in cuor suo se ne ride dei ricorrenti deliri di onnipotenza umana. Una gente povera di denaro, ma ricca di sapienza. Dimessa nel portamento, ma aristocratica nell’anima. Rude nel volto contadino, ma ospitale e generosa. Con le mani sudate di fatica e di terra, ma linda nella casa e nel cuore. Forse anche analfabeta, ma conoscitrice dei linguaggi arcani nello spirito. Una gente “naturaliter religiosa”, che trovava i simboli del suo affido alla Provvidenza in due moduli dialettali molto eloquenti: “fazza Diu” (faccia come vuole Dio) per l’accoglimento delle disavventure, e “se vole Diu” (se Dio vuole) per la consegna delle speranze».
«Grazie terra mia, piccola e povera, che mi hai fatto nascere povero come te, ma che proprio per questo mi hai dato la ricchezza incomparabile di capire i poveri e di potermi oggi disporre a servirli» [* don Tonino Bello – Prima Omelia (e benedizione) Episcopale in Alessano 31 Ottobre 1982]
LA FAMIGLIA
Il papà, Tommaso, in passato era già stato sposato e da quel matrimonio erano nati due figli maschi: Vittorio Nunzio Emilio e Giacinto Antonio Carmine.
Rimasto poi vedovo, sposò in seconde nozze Maria Imperato dalla quale ebbe altri tre bambini. Tonino fu il primo a nascere, e a lui seguirono in ordine Trifone Nazzareno e Marcello Fernando.
Tommaso, che era maresciallo dei carabinieri in congedo, fece appena in tempo a mettere al mondo i suoi tre piccoli figli perché da loro, e dalla moglie Maria, dovette congedarsi per sempre. La stessa sorte toccherà a Carmine, che era radiotelegrafista sui MAS, morirà per infarto a Milano, il 3 ottobre 1944, nell’abitazione della sua fidanzata. E a Vittorio, cannoniere in Marina, che morirà un anno prima, il 9 settembre 1943, in seguito all’affondamento della corazzata “Roma”. Era in pieno svolgimento la grande guerra.
Quando Tommaso Bello morì, improvvisamente, il 29 gennaio 1942, il piccolo Tonino aveva solo 7 anni. Vent’anni dopo annoterà nel suo diario un ricordo di suo padre pieno di nostalgia:
«Esattamente venti anni addietro morì il mio povero papà: avevo nemmeno sette anni e ora non me lo ricordo nemmeno» – E poi scriverà ancora – «Mio padre io non lo ricordo. So che piangevo in segreto quando vedevo i miei compagni delle elementari accompagnati dai loro papà. Capisco che è travisamento: ma Dio me lo sento così. Come un padre dolcissimo, col quale non mi è difficile confidarmi.» […]
Le radici della profonda devozione mariana di don Tonino vanno ricercate innanzitutto nella ricchezza della sua esperienza familiare. Ed è proprio in famiglia che don Tonino riceve la sua prima e fondamentale formazione umana, cristiana e mariana.
Mamma Maria
Ricorda don Tonino, da vescovo:
«Sono nato in una famiglia molto modesta, ma molto amante del Signore. Ho perduto mio padre a sette anni. Ma mia madre non si è scoraggiata ed ha avuto molta fiducia nel Signore. Non era una bigotta ed ha condotto avanti tutta una famiglia»
Una donna forte, e coraggiosa, mamma Maria! Nell’affrontare la miseria e le difficili condizioni di vita, dalla quale il giovane Tonino assorbì, soprattutto, lo slancio per i grandi ideali che ha improntato tutta la sua vita, la sua attività, la sua profezia. | […] Ins Audio Video
«Fazza Diu», faccia Dio, era l’espressione che mamma Maria pronunciava di fronte agli eventi felici, ma soprattutto di fronte a quelli tristi. […] Né Tonino potrà mai dimenticare quelle Avemaria recitate con la madre davanti alle cappelle della Madonna del Riposo e a quella dello Spirito Santo» […]
Così il fratello Marcello ricorda:
«Ai tempi del Seminario di Ugento [Tonino, a dieci anni, terminati gli studi elementari, continuò gli studi nel seminario Vescovile di Ugento] quanti sacrifici da parte di mia madre! Ricordo che per andare a trovarlo, per coprire quei 20 chilometri che ci separavano, si impiegava un’intera giornata e con i mezzi di trasporto i più disparati: dal treno locale che bisognava prendere all’alba per tornare a sera inoltrata, ai passaggi sui camions dei militari polacchi che stazionavano nei nostri paesi, agli interminabili viaggi sui carretti carichi di suppellettili necessarie per i trasferimenti nel Seminario estivo a Tricase.
Poi ci furono gli anni del Seminario a Molfetta, durante i quali solo mia madre andava a trovarlo in occasione delle feste natalizie e pasquali; e infine gli anni dell’ONARMO, a Bologna, da cui ritornava solo una volta all’anno per il periodo estivo.
Era per noi una grande festa quando tornava a casa per questi brevi periodi. Io e Trifone ci preparavamo in trepida attesa: chissà quante cose ci avrebbe raccontato, quali grandi novità ci avrebbe portato da “fuori”. E lui ci ricompensava di queste attese con una presenza sempre nuova e più ricca, che integrava la pur straordinaria educazione sociale, culturale e religiosa che ci impartiva nostra madre. Riversavamo in lui rispetto quasi filiale, e lui ci ricambiava con le sue attenzioni quasi paterne, pur non assumendone mai l’autorità…» (Marcello Bello) | […] Ins Audio Video
Mons. Angelo Magagnoli, rettore del Seminario di Bologna ONARMO, ricorda così la mamma di don Tonino:
«[…] La ricordo bene, nonostante siano trascorsi molti anni da quegli incontri. Era una donna umile, ma la sua saggezza brillava in quella casa pulita e ordinata. Il suo abito nero, segno esterno dell’affetto che ancora portava al suo defunto sposo e padre dei suoi figli, non le impediva di mostrarsi serena e forte. Don Tonino ebbe la sua prima formazione da questa semplice creatura. Accanto a lei certamente affrontò le difficoltà dei poveri, che mai più avrebbe dimenticato. […] Pur essendo un ragazzo, vedeva i sacrifici di sua madre e ne ascoltava anche le parole, che infondevano nel suo animo tranquillità e serenità»
* Marcello Bello: “Don Tonino Bello, Un uomo della nostra terra, Copertino (Le), 26 Novembre 2008″ (abstract audio: La famiglia e il Seminario)
[…]
A cura della Redazione dontoninobello.info
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Insieme a * Renato Brucoli
Con * Marcello Bello: “Don Tonino Bello, Un uomo della nostra terra, Copertino (Le), 26 Novembre 2008 e Don Tonino Bello. La Biografia di un profeta di Alessandro Torsello (2010, * edizioni la meridiana)
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— Cronologia
— Maria donna dei nostri giorni
— Prima Omelia (e benedizione) Episcopale in Alessano, 31 Ottobre 1982
— La terra dei miei sogni
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