1 «Ho desiderato ardentemente di celebrare questa Pasqua con voi, di mangiare questa Pasqua con voi». Sono le parole che Gesù disse prima dell’Ultima Cena, proprio nel Giovedì Santo. E anch’io ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi. E Gesù dice: «prima che io me ne vada», ma io non so se me ne andrò. Chissà come piacerebbe a me, l’anno prossimo, di poterci trovare, l’anno prossimo, ad una solenne smentita e poter dire: «Guarda, ti ricordi che differenza!»; e allora renderemo grazie al Signore.
Per adesso, via! andiamo avanti con grande gioia.
Io ho voluto prendere la parola per dirvi che non bisogna avere le lacrime, perché la Pasqua è la Pasqua della Speranza, della luce, della gioia e dobbiamo sentirle. Io le sento veramente, perché è così, perché il Signore è risorto, perché è al di sopra di tutte le nostre malattie, le nostre sofferenze, le nostre povertà, è al di sopra della morte. Quindi, ditelo!
Ecco, aggiungo un altro compito a casa. Ognuno di voi ha qualcuno, qualche parente che non sta bene, qualche ammalato a cui dire: «Lo sai che c’è Gesù vicino a te?»
Certo chi sta a letto la luce del sole, domani, la vedrà attraverso le finestre. Io oggi ho ringraziato il Signore e ho detto: «Da quanto tempo non vedo il sole!». Comunque, anche se non vedrete la luce del sole direttamente, la vedrete attraverso le finestre; e gli alberi accarezzeranno le vostre porte e sentirete il canto degli uccelli da fuori. Non importa. Ci sarà il tripudio pasquale, la gioia pasquale che penetra come la luce attraverso le fessure della porta a raggiungere tutti. E raggiunga soprattutto voi che godete di buona salute, che potete aiutare gli altri, che date una mano a coloro che soffrono.
Mi raccomando, domani non contristatevi per nessuna amarezza di casa vostra o per qualsiasi altra amarezza. Non contristate la vostra vita. «Davanti al Risorto non è lecito stare se non in piedi», dicevano i Padri della Chiesa.
Comunque, vi faccio tanti auguri.
Tanti auguri di Speranza. Tanti auguri di gioia. Tanti auguri di buona salute. Tanti auguri perché a voi ragazze e ragazzi i sogni fioriscano tutti. Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono. Vedrete come, fra poco, la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe. Ricordatevelo.
Queste non sono allucinazioni di uno che delira per la febbre. No, non è vero, andiamo in alto. Andiamo verso punti risolutori della storia, verso il punto omega, cioè la zeta, ovvero l’ultima lettera dell’alfabeto. (In italiano «zeta», in latino «zeta», in greco «omega», in ebraico «tau», il «tau» che voi avete, che molti di voi hanno. Tau é l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico). Noi andiamo verso l’ultima lettera dell’alfabeto, non verso la fine, verso l’inizio.
Quindi gioite, il Signore vi renda felici nel cuore, le vostre amicizie siano sincere. Non barattate mai l’onestà con un pugno di lenticchie.
Vorrei dirvi tante cose, soprattutto vorrei augurarvi la pace della sera, quella pace che si sentiva un tempo quando ci si ritirava presso il focolare. La pace della sera, quella che possiamo sentire anche adesso se noi recidessimo un po’ dei nostri impegni così vorticosi, delle nostre corse cosi affannate.
Coraggio! Vogliate bene a Gesù Cristo, amatelo con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito.
Poi, amate i poveri. Amate i poveri perché è da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà. Non arricchitevi. Non va. Nel gioco della vita è sempre perdente chi vince sul gioco della Borsa.
Vi abbraccio tutti ad uno ad uno. In modo particolare, dal momento che avete fatto questo sacrificio stamattina, saluto voi della mia comunità parrocchiale, a partire da don Gigi il parroco, e voi di tante comunità vicine.
Grazie per questa vicinanza che mi fa sentire il vostro calore, il vostro affetto. Io, da parte mia, non posso fare altro che ripagarvi con la mia preghiera e con il mio sacrificio.
Ai miei sacerdoti vorrei ribadire tutto quello che nell’omelia è stato detto, ma ad uno ad uno nessuno escluso, neppure qualcuno col quale ci può essere stato qualche piccolo motivo di screzio, perché c’è sempre.
Vorrei dire a tutti, ad uno ad uno, guardandolo negli occhi: «Ti voglio bene», così come, non potendo adesso stringere la mano di tutti, devo ritirarmi, e quindi, mi dispiace di non poter dare la mano a tutti, però venendo vicino a voi così personalmente, vorrei dire «Ti voglio bene».
Auguri di Buona Pasqua.
8 Aprile 1993
Trascrizione, con elaborazione e pubblicazione audio (5 aprile 2012)
a cura della Redazione dontoninobello.info,
in coll. con DTB Channel & www.dontoninobello.net (17 aprile 2009)
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